Nove gradi di libertà

Che legame c'è tra un diciottenne giapponese innamorato e una scienziata irlandese inseguita da CIA e Pentagono? O tra un falsario di San Pietroburgo e l'adepto di una setta apocalittica? È il giovane autore di questo romanzo straordinario a tessere la rete che li collega, attraverso una traiettoria geografica che copre la circonferenza terrestre partendo da Okinawa e arrivando di nuovo a Tokyo, in una ciclicità che mima la ciclicità del destino e in un vertiginoso, seducente gioco manovrato dagli insondabili disegni del caso. Sullo sfondo di eventi, panorami, paesaggi interiori, passioni e sofferenze, David Mitchell fa muovere, in una sequenza di nove storie interconnesse fra loro, personaggi assolutamente diversi per razza, cultura, consapevolezza di sé. Sono esistenze che a volte si sfiorano e a volte invece si intersecano in un rapporto di causa-effetto anche a grande distanza. Paragonata dalla critica a un fuoco d'artificio che esplode lanciando scintille a raggiera, un'opera affascinante che alterna disinvoltamente - e sempre con esiti impeccabili - i toni sarcastici a quelli lirici; scivola da quadri bucolici a caotiche quinte metropolitane; si cala nei panni e nel linguaggio di uno squalo della finanza come di un disc jockey ispanico della Grande Mela, senza perdere mai il controllo di quel magma esistenziale che gli fluisce tra le dita.